Il ripristino, sia pure temporaneo, della già soppressa Sezione Distaccata di Ischia è stato da molti considerato come un successo dell’avvocatura isolana. In realtà, è possibile fare un primo bilancio di questa “conquista di civiltà” ed affermare, senza tema di smentita, che essa ha finito per tramutarsi nella pietra tombale sulla giustizia sull’isola d’Ischia. Il funzionamento del nostro storico presidio giudiziario ha raggiunto livelli di efficienza così bassi (da ultimo, principalmente causati dalla assoluta e paradossale penuria di personale) che è impossibile ricordare un periodo storico peggiore.
E dire che in passato battaglie sono state condotte, anche duramente e al costo di sacrifici personali e professionali, per situazioni critiche ed emergenze serie; mai, però, la Sezione Distaccata aveva vissuto uno stato di pressoché totale paralisi come quello attuale. E, al netto dei soliti proclami e di qualche parola improvvidamente sacrificata sull’altare dell’opportunismo politico, nulla si è fatto e si sta facendo per ostacolare l’ineluttabile percorso verso la fine. C’è il sospetto (che con il passare dei mesi assume sempre più i contorni della cruda verità), che manchi del tutto negli interlocutori ad ogni livello istituzionale, a cominciare da quello che più conta, la volontà di assecondare le legittime istanze dell’avvocatura locale, e che la paralisi attuale sia funzionale all’obiettivo, non ancora apertamente dichiarato, di affossare in via definitiva ogni speranza di sopravvivenza dell’Ufficio.
Un fatto è certo: in simili condizioni, amministrare la Giustizia, svolgere la professione, rivolgervisi come utenti, prestarvi opera come dipendenti è avvilente, degradante, intollerabile.
Se così è, sarà allora il caso di dire per sempre addio alla Sezione Distaccata, per evitare ulteriori umiliazioni.